La formula di consacrazione eucaristica – preannunziazione o anamnesi?
DOI:
https://doi.org/10.21906/rbl.414Abstract
L’articolo presente tratta della traduzione delle parole di consacrazione eucaristica. Nel Missale romanum latino hanno usato il tempo futuro: “tradetur” (riguardo al Corpo) ed “effundetur” (riguardo al Sangue), mentre nel testo greco del Nuovo Testamento si trovano i due participi: διδόμενον (Lc 22, 19) ed ἐκχυννόμενον (Mc 14, 24; Mt 26, 28; Lc 22, 10), i quali sono le forme del presente, perciò la Nuova Vulgata li traduce: “datur” ed “effunditur” (“funditur”). Il participium praesentis nel greco koine fu usato infatti anche nel senso futuro, esprimendo il fatto del futuro prossimo, però nel nostro caso le parole di Gesù non intendono informare sul futuro, ma assumono il carattere di un’anamnesi liturgica, attualizzando il sacrificio del Calvario (cfr. 1 Cor 11, 26: “annunciate la morte del Signore”), senza il quale il Corpo e il Sangue di Cristo non avrebbe il valore d’espiazione salvifica.
Il postulato che risulta dalla dimostrazione esposta nell’articolo è applicare nei testi liturgici eucaristici i sintagmi: “il Corpo offerto” al posto di “il Corpo che sarà offerto” e “il Sangue versato” al posto di “il Sangue che sarà versato” (parimenti al missale nella lingua italiana). Le parole di Gesù scritte nel Nuovo Testamento sono infatti un’anamnesi del sacrificio salvifico, non soltanto una preannunziazione dei prossimi eventi.
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